Le formazioni Matteotti nella lotta di Liberazione

Nel quarantennale della Resistenza si è voluto fare il punto sul problema storiografico della
partecipazione socialista alla lotta di Liberazione, che, come noto, ha spesso stentato a trovare
misura e impegno adeguati all’ importanza e alla complessità del tema. Varie sono state le
ragioni di tale inadeguatezza: dalla stessa dispersione di molti quadri socialisti combattenti
nella pluralità delle formazioni partigiane oltre alle “Matteotti”, alla difficoltà di un partito quale
il Psiup, collocato su scelte strategiche di particolare intransigenza (soprattutto sulla questione
istituzionale) e tuttavia non sempre in grado di razionalizzare la sua presenza militare nella
lotta; sino alla varietà di posizioni che animavano il dibattito in un partito mai stato omogeneo,
e comunque poco avvezzo alle astuzie e alla “doppiezza” della ragione politica. Ma proprio
questo accresce l’interesse storico per scelte maturate in un contesto così articolato, dove
l’assenza di rigide gerarchie non ha impedito la solidità e l’efficacia di formazioni partigiane che
bene si sono battute ovunque, ed anche in Piemonte, regione su cui si incentrano la maggior
parte delle testimonianze qui riprodotte, a seguito dei contributi di carattere generale offerti
dalle relazioni di apertura di Francesca Taddei, Riccardo Marchis e Agostino Conti.